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La frammentazione degli habitat

Una grave minaccia alla conservazione delle specie

La frammentazione del territorio, causata dalla continua e incontrollata espansione delle città, delle aree agricole e delle infrastrutture, è una delle principali minacce per la conservazione della biodiversità su scala locale e nazionale.

La frammentazione degli habitat, e quindi l’interruzione delle connessioni tra gli ecosistemi, rappresenta uno dei principali problemi per la conservazione della biodiversità.

Le attività umane riducono, consumano e separano gli ambienti naturali, trasformandoli in isole in un mare di strade, capannoni e campi agricoli, difficilmente penetrabile dalle specie. Più l’espansione urbana e industriale avanza, più questo arcipelago si fa piccolo e isolato.

Disboscamento, costruzione di strade, ferrovie o altre infrastrutture, rivendicazione di nuove aree agricole e industriali, innalzamento di recizioni e mura sono solo alcuni dei modi con cui gli esseri umani perforano, dissezionano e frammentano gli ecosistemi.

Le popolazioni selvatiche che non possono spostarsi si ritrovano strette in spazi sempre più angusti, costrette a contendersi un numero di risorse via via più esiguo. Chi migra alla ricerca di nuovi habitat o compagni con cui riprodursi deve invece affrontare viaggi rischiosissimi ed estenuanti.

Per un rospo, ad esempio, attraversare una strada implica affrontare una serie di sfide non indifferenti: dal muoversi in uno spazio aperto ed esporsi ai predatori al sorpassare cunette, recinzioni o barriere sparti traffico; dallo schivare le auto in movimento allo sperare di trovare una zona adatta a riposarsi una volta giunto dall’altra parte.

Da qui la difficoltà di sopravvivere.

Queste non sono le sole conseguenze. Gli ecosistemi isolati tendono a mutare la composizione di specie che li contraddistingue: scompaiono quelle fortemente legate all’ambiente colpito, se ne insediano altre più versatili, comuni e diffuse.

Ciò innesca un effetto a catena che vede la progressiva scomparsa dell’ecosistema originario in favore di un ambiente più degradato e povero di biodiversità; fatto che complica ulteriormente la sopravvivenza delle popolazioni animali e vegetali rimaste.

Ecosistemi poveri di specie sono ecosistemi fragili, esposti ai cambiamenti e incapaci di fornire i servizi di cui beneficiano gli esseri umani: approvvigionamento di materie prime e alimenti, purificazione dagli inquinanti, ricreazione e bellezza del paesaggio.

Chi si occupa di conservazione ha perciò capito che la tutela degli habitat non può prescindere dal rafforzamento dei corridoi naturali già esistenti, come il corso dei fiumi, e dalla creazione di nuovi percorsi ecologici che aiutino gli spostamenti delle specie e la connessione tra i vari ambienti.

Da una visione della conservazione incentrata sull’istituzione di aree protette si è dunque passati all’idea che l’intera struttura degli ecosistemi presenti in un territorio vada rafforzata e preservata, dando via a quella che, in termini tecnici, si chiama rete ecologica.

Il territorio considerato da Natura Vagante

Il progetto Natura Vagante prende in considerazione l’area che va dai bacini del Brembo e del Trobbia-Rio Vallone fino alle foci del fiume Adda nel Po. Si tratta di un territorio molto frammentato, a causa dell’elevato grado di antropizzazione.

Se nelle province di Bergamo, Monza-Brianza, Lecce e Milano sono lo sviluppo urbanisco e la densità abitativa le principali ragioni della frammentazione, nelle aree di Cremona e Lodi è l’agricoltura intensiva ad aver determinato profonde modifiche negli ecosistemi.

Questa, infatti, rimodellando il territorio in funzione di una gestione meccanizzata, richiede spazi sempre più ampi, omogenei, caratterizzati da monoculture e da un sistema di canali che spezza la continuità del territorio e sfavorisce la diversità degli habitat.

Si tratta dunque di un territorio complicato da proteggere. Proprio per questo, però, la necessità di intervenirvi diventa impellente.

In un simile contesto, i fiumi rappresentano le ultime linee di continuità naturali; corridoi ecologici già esistenti a cui non si può rinunciare. È per tale ragione che Natura Vagante ha deciso di lavorare proprio su questi.