Un tappeto di lenticchie

La lenticchia d’acqua galleggia sugli specchi d’acqua stagnanti, formando tappeti di un verde smagliante. Per gli animali è un riparo, per gli esseri umani un prezioso aiuto alla depurazione da inquinanti

La lenticchia d’acqua è una piccola pianta galleggiante. Sta sospesa sul pelo dell’acqua grazie a una fogliolina rotonda, da cui scende la sua unica, fluttuante radice. A guardarla sembra un ombrellino.

È un’amante delle acque basse e ferme, dove si accumulano i nutrienti necessari alla sua veloce propagazione. La rapidità di riproduzione è in effetti uno dei tratti caratteristici di questa pianta.

Si moltiplica in due modi diversi: liberando nelle acque dei piccoli semi e clonandosi. Nel secondo caso succede che una fogliolina madre, in due o tre giorni, si accresce formando una foglia gemella, che poi si separa da essa e, in breve tempo, dà vita a un nuovo clone.

Il risultato è facilmente intuibile: polle, stagni e lame d’acqua ricoperte da un tappeto di migliaia di ombrellini,  sotto cui trovano rifugio molti animali acquatici.

La lenticchia d’acqua è inoltre una pianta fitodepuratrice, cioè capace di assorbire sostanze che, in grandi quantità, rappresentano pericolosi inquinanti. Per esempio, i composti azotati e fosfati. 

Non è raro perciò trovarla negli impianti di depurazione. Se non giunge spontaneamente, sono gli umani a disseminarla.

Anche a Boltiere è presente: per adesso ha occupato tre piccole vasche. In futuro potrebbe espandersi anche nei bacini artificiali più grandi

La rana padana

La rana di Lataste è una delle specie vulnerabili che Natura vagante vuole proteggere. Come? Rafforzando la rete di aree umide presenti nel territorio del PLIS del Brembo.

Perfettamente mimetizzata sotto a un tappeto di foglie, tra i ceppi morti di una catasta di legno o nei ciuffi d’erba lungo un fosso, la rana di Lataste osserva il mondo coi suoi occhi acquosi, crogiolandosi nell’humus umido che le serve per star bene. Sulla sua schiena ha una macchia scura a forma di V e tra l’occhio e la bocca una sottile riga bianca, perimetro della banda nera che, come nelle tartarughe ninja, decora i lati del suo muso.

È una delle specie endemiche dell’Italia, presente esclusivamente nei nostri territori. È stata censita nella pianura padana e nel Canton Ticino, con avvistamenti anche al confine tra Slovenia e Istria. A minacciarne la sopravvivenza è la progressiva scomparsa degli ambienti a lei idonei: boschi ricchi di querce e carpini, con un sottobosco corposo molto umido, e foreste igrofile, cioè amanti dell’acqua.

La responsabilità è facilmente intuibile: espansione urbana, regimentazione delle acque e agricoltura intensiva hanno reso la pianura padana un territorio fortemente antropizzato e omologato, in cui le zone umide necessarie alla riproduzione di questa specie sono sempre più rare e frammentarie.

Anche se terricola, infatti, la rana di Lataste necessita comunque di raggiungere l’acqua con l’arrivo della primavera. È in questo periodo infatti che si riproduce, deponendo in stagni e polle un piccolo ammasso di uova, da cui – due o tre mesi dopo – fa capolino la nuova generazione di girini.

Che il nostro Paese sia ricco di opere d’arte straordinarie, di paesaggi unici, di prodotti alimentari diversissimi tra loro è noto in tutto il mondo. Un po’ meno conosciuto è il fatto che, anche dal punto di vista della biodiversità, l’Italia sia un paese specialeIn termini tecnici è un hotspot, cioè una regione caratterizzata da un’altissima diversità di forme viventi. La rana di Lataste fa parte di questo patrimonio di specie che non potremmo trovare altrove. L’impegno di Natura vagante nel proteggerla è un impegno a non lasciar svanire questo strano tesoro, fatto non di colori o marmi pregiati, ma di occhi, zampe e gole gracidanti.

Boltiere: una casa per i coleotteri

I lavori a Boltiere sono all’insegna del riuso: tutto ciò che può avere nuova vita viene recuperato. Così, i tronchi e i rami degli alberi tagliati diventeranno una casa per coleotteri, funghi e altre specie viventi.

Uno degli interventi previsti da Natura Vagante presso l’ex depuratore di Boltiere consiste in un rinnovo delle specie presenti. Via quelle invasive o provenienti da altre parti del mondo; sì a piante, arbusti e alberi compatibili con le zone umide e in grado di favorire l’arrivo e la permanenza della fauna locale.

Cosa fare però del legno tagliato? Il progetto prevede di accatastarlo accanto alle vasche, per favorire la formazione spontanea di habitat adatti ad insetti, anfibi e altri animali. Nei boschi e nelle zone umide, infatti, la presenza di legno morto è importantissima.

Questo rappresenta una casa per le specie che, come i picchi, lo scavano per nidificare. È anche una fonte di cibo per chi si nutre di larve o altri invertebrati mangiatori di legno in decomposizione. Per molti anfibi è un rifugio ideale: salamandre, tritoni, rospi e rane infatti vi trovano ombra e umidità anche durante i periodi più asciutti. 

In Lombardia sono più di mille le specie di coleotteri e altri invertebrati che necessitano di tronchi, ceppi e rami morti per mantenere il proprio ciclo vitale. Se molti di questi sono a rischio estinzione è proprio a causa della pulizia sistematica che gli esseri mani fanno nel sottobosco. Ma non solo gli animali a trarre beneficio dalla presenza di legno morto.

Il bosco stesso si rinnova grazie alla morte degli individui più anziani. Le piccole piante o i giorni alberi trovano sui tronchi deceduti un ambiente ideale, con umidità sempre molto elevata e gran quantità di sostanze nutritive. Allo stesso modo, sono più di 2000 le specie di funghi che senza tronchi e sfascimi non riuscirebbero a crescere. Si spera dunque che il legno accumulato diventi presto un ecosistema in miniatura, ricco di biodiversità.

Sono partiti i primi lavori a Boltiere

Sono iniziati i lavori all’ex depuratore dismesso. Al suo posto prenderà vita un sito naturalistico per la protezione delle specie anfibie locali, oggi a rischio di estinzione.

Tra sterpaglie, tubi e vasche di cemento, gli operai di Cooperativa Comunità si sono messi al lavoro. Obiettivo? Trasformare l’ex depuratore di Boltiere in un sito naturalistico, con cui dare riparo alla fauna e alla flora locali.

Negli scorsi giorni sono stati realizzati i primi interventi: la pulizia delle vasche, la sistemazione dei muretti perimetrali e sono stati stesi i teli benotonitici, quelli impermeabili! L’area è stata ripulita dai rovi e dagli alberi alloctoni o quelli morti. La legna è stata preservata e accatastata dietro le vasche. Questa servirà da riparo per gli insetti e la micro fauna.

Anche i pergolato già presente nell’area sarà rinnovato. Carteggio e pulizia: fatti! Ora non resta che deciderne il colore.

I lavori continueranno nei prossimi giorni con la realizzazione di una rampa di terra e legno che permetterà a specie come la Rana di Lataste, il Rospo Smeraldino, la Raganella Italiana o il Tritone Punteggiato di raggiungere l’acqua raccolta nelle vasche.

Allo stesso tempo, anche la vegetazione presente verrà modificata, sostituendo rovi ed altre specie invasive con arbusti e alberi tipici di queste zone.

Anche se poco esteso, il sito ristrutturato diventerà una piccola oasi per le specie del luogo, costrette a resistere in un territorio ad altissima densità abitativa e, per questo, sempre più ostico per la loro sopravvivenza.